Il caffè può influenzare la digestione dei carboidrati? Pare proprio di sì! Da parecchio tempo, infatti, i nutrizionisti hanno evidenziato il potere protettivo del caffè nei confronti del diabete di tipo 2.Il diabete mellito di tipo 2, è una delle forme più comuni di diabete mellito che causa un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue.
Il caffè pare sia proprio in grado di inibire uno degli enzimi intestinali deputati alla digestione dei carboidrati.
Questo potrebbe determinare un rallentamento nell’assorbimento del glucosio e attenuare così il picco glicemico che si osserva dopo il consumo di un pasto, contribuendo alla riduzione del rischio di diabete di tipo 2.
La capacità dei composti fenolici presenti nel caffè di legare, e quindi, inibire gli enzimi coinvolti nel metabolismo dei carboidrati.Nonostante gli studi dimostrino che un consumo abituale e moderato di caffè riduca il rischio di diabete di tipo 2, non è ancora noto con quale meccanismo la bevanda possa agire.
Si è ipotizzato che il caffè interferisca con il processo di digestione dei carboidrati , ipotesi che è stata confermata dai risultati condotti dall IRAN ( Istituto nazionale per gli alimenti e la nutrizione) ottenuti su esperimenti in vitro, e vanno confermati da uno studio in vivo condotto sull’uomo. Se questo fosse il meccanismo con cui il caffè agisce, si dovrebbe consigliare di bere una tazzina di caffè subito dopo i pasti.
Facendo attenzione, però, a non abusarne e a non superare le 4-5 tazzine al giorno. Molti sostituiscono una buona colazione con una tazzina di caffè, ma i nustrionisti lo sconsigliano: l’apporto energetico mattutino deve assere uguale al 29% rispetto a quello giornaliero, quindi di 400 cal. Una tazzina di caffè corrisponde a 45 cal. Attenzione quindi a non bere solo caffè per la colazione perchè, contrariamnete al pensiero comune, una sbalgiata colazione fevorisce l’obesità ai soggetti più a rischio.