L’Artiglio del Diavolo, o harpagophytum procumbens, è una pianta perenne rampicante che cresce sui terreni sabbiosi tra Namibia, Botswana, Madagascar e Sud Africa.
I suoi fiori producono frutti lignificati provvisti di appendici a forma di uncini. E sono proprio questi ultimi ad aver fatto guadagnare alla pianta un nome tanto particolare.
Nella medicina tradizionale africana l’Artiglio del Diavolo viene sfruttato da secoli per i suoi effetti analgesici e antipiretici.
Dalla fine del diciannovesimo secolo, infelice periodo colonialista, questa pianta è sbarcata per la prima volta anche in Occidente, guadagnandosi subito molta considerazione in ambito medico. Attualmente trova indicazione soprattutto nella cura delle tendiniti, dell’artrosi, dei reumatismi e di altre manifestazioni articolari dolorose acute.
Un’altra importante proprietà posseduta dall’arbusto africano è quella di favorire l’eliminazione dell’acido urico, risultando efficace anche nella cura della gotta.
In entrambi i campi sembra che il merito del successo della pianta sia dovuto al suo principio attivo: l’arpagoside.
Non bisogna mai dimenticare che i prodotti venduti in erboristeria richiedono la medesima attenzione delle medicine acquistate in farmacia. Anche le piante ed i loro derivati devono essere assunti con attenzione e consapevolezza. La tossicità dell’Artiglio del Diavolo, ad esempio, è considerata molto bassa, tuttavia possono verificarsi lievi disturbi gastrointestinali come nausea e vomito. Inoltre ne è controindicato l’utilizzo ai soggetti affetti da ulcera gastrica e duodenale, alle donne gravide o in fase di allattamento, e ai bambini al di sotto dei dodici anni d’età.
La radice dell’Artiglio del Diavolo, che è la sola parte utilizzata della pianta, è venduta in pezzi, per la realizzazione di tisane; sotto forma di pastiglie contenenti l’estratto secco; e come pomata per uso topico.
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