Ad un gruppo di dieci giovani ricercatori dell’Università di Bologna è stato affidato uno studio finanziato dall’AIRC, Associazione italiana per la ricerca sul cancro. Il gruppo ha lavorato avendo a disposizione la ragguardevole cifra di 420 mila euro.
Tanta fiducia e lungimiranza sono state premiate, e dopo tre anni sono arrivati i primi importanti risultati. E’ di questi giorni la notizia della scoperta di un gene capace di contrastare il cancro. Questo oncogene è stato ribattezzato onco-Giano, in onore dell’antica divinità bifronte. Esso, infatti, presenta un duplice comportamento: in quantità massicce combatte le cellule tumorali ma in concentrazione minore ne stimola la crescita.
Il dottor Giuseppe Gasparre ha spiegato di aver “ingegnerizzato delle cellule di cancro in modo che contenessero cinque diversi livelli della mutazione” e di averle, in seguito, iniettate nei topi. Livelli più bassi hanno favorito lo sviluppo neoplastico ma livelli più alti lo hanno contrastato. La soglia critica si è attestata all’82%.
Ovviamente ora è importante capire perché ciò accada. La ricercatrice Anna Maria Porcelli, a tal proposito, ha spiegato di aver ricostruito il meccanismo biochimico con cui il gene interferisce nell’angiogenesi, ossia nella creazione di nuovi vasi sanguigni. Vasi essenziali per portare nutrimento all’interno della massa tumorale e permetterne lo sviluppo.
La scoperta di questo gene, il cui nome scientifico reale è MTND1, è davvero importante e potrebbe aprire le porte a nuove prospettive di cure. L’obiettivo principale consiste nel simulare per via farmacologica, o genetica, lo stesso effetto dell’ onco-Giano, bloccando i nutrienti diretti verso il tumore.
Ma l’applicazione sull’uomo purtroppo è ancora lontana, essendo la sperimentazione attuale solo a livello animale.
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