La calvizie è un fenomeno in costante crescita. Complici cattivi stili di vita, alimentazione scorretta e stress che, mescolati in un micidiale mix, possono incidere in maniera considerevole sullo stato di salute del nostro capello. Purtroppo però non basta correggere le cattive abitudini per arrestare il diradamento dei capelli perché la causa principale della calvizie è incisa nel nostro DNA.
Che ci piaccia o meno il fenomeno della calvizie è inscritto nella nostra linea genetica. C’è da dire però che, anche se non è possibile arrestarla, in un qualche modo è possibile prevenire ed allentare gli effetti.
Nell’uomo la forma più diffusa di calvizie è quella androgenetica, nella sua manifestazione più aggressiva i sintomi compaiono a 18 anni. Si verifica così una massiccia perdita di capelli a cui se ne sostituiranno altri più sottili e deboli.
I capelli saranno soggetti ad indebolimento a causa dell’atrofizzazione del follicolo che, nel corso del tempo, non riuscirà più a creare un capello sano, forte e robusto.
Il primo che scelse di studiare questo fenomeno fu Hamilton, che dopo anni di ricerche ed analisi, riuscì perfino a classificare i vari stadi che portano al fenomeno della calvizie, studi completati in un secondo momento dallo scienziato Norwood.
Dalla combinazione delle ricerche, emerse la presenza di ben 12 differenti stadi di calvizie, la cui maggioranza dettati dalla presenza di ormoni maschili nel sangue.
Anche se più rara, esiste altresì una Calvizie femminile. Questo tipo di fenomeno solitamente si presenta verso i 35 anni.
Anche in questo caso il problema si riscontra nel follicolo, sempre più incapace a produrre capelli sani e forti. Il capello in questo caso inizia ad indebolirsi, assottigliandosi e decolorandosi. In questo caso perciò non è corretto parlare di “Caduta di Capelli” ma bensì di indebolimento. L’importante è però non scoraggiarsi perché esistono oggi numerose cure in grado di rallentare gli effetti di questa disfunzione organica.