Per ipotensione arteriosa si intende quella condizione caratterizzata da valori della pressione sanguigna inferiori alla normalità (100-110 mmHg per la pressione sistolica / 60-70 mmHg per la pressione diastolica).
Molto spesso l’ipotensione arteriosa preoccupa molto chi ne è interessato. Si ha come la sensazione che il diminuire della pressione arteriosa porti ad un collasso o ad una situazione addirittura di pericolo per la vita. In realtà non è così. Infatti chi ha stabilmente una pressione inferiore a quella considerata normale, ha la possibilità di vivere più a lungo e di ammalarsi di meno.
Spesso, l’abbassamento di pressione è accompagnato da sudori freddi e nausea, primi sintomi precursori di un imminente svenimento. Anche in questo caso, niente paura: è un fenomeno transitorio dovuto alla poca ossigenazione del cervello, che non provoca danni e che può essere recuperato subito.
L’ipotensione è un fenomeno molto comune durante l’estate, poiché, al contrario dei mesi freddi (durante i quali le vene si restringono) il caldo e un elevato tasso di umidità fanno dilatare i vasi sanguigni e la circolazione rallenta.
Quando la pressione bassa non è associata a segnali o sintomi particolari, generalmente non richiede cure o trattamenti specifici. Tuttavia, specie nei mesi estivi, può essere d’aiuto aumentare l’apporto idrico e salino nella dieta. In particolare, un pizzico di sale, senza comunque esagerare, e qualche bicchiere di acqua in più, aiutano a prevenire la disidratazione e ad aumentare il volume plasmatico. Anche cacao, caffè e thé pur agendo in modo differente, favoriscono un moderato rialzo pressorio.
Nelle crisi ipotensive, invece, può essere utile tenere in borsa o in tasca un farmaco vasocostrittore, in modo che la circolazione ricominci più spedita. Se questi due consigli non possono essere seguiti, può essere anche utile stendersi in posizione supina ed alzare le gambe al di sopra della testa, in modo che il sangue affluisca al cervello e tutto ritorni nella norma.