La sindrome del colon irritabile è caratterizzata dalla presenza di disturbi che coinvolgono soprattutto la parte finale dell’intestino: stipsi, diarrea, distensione addominale ed alterazione della frequenza delle evacuazioni.
Un intestino sano spinge gli alimenti al suo interno tramite la contrazione dei muscoli delle pareti. Nel caso del colon irritabile la regolarità di questi movimenti risulta compromessa. Possono accelerare, impedendo che l’acqua presente nelle feci venga riassorbita, e provocando quindi diarrea e gonfiore addominale. Ma possono anche rallentare, provocando stitichezza e costipazione.
Le forme diverse ed opposte con cui si presenta questa sindrome non facilitano la compilazione di una lista di alimenti consigliati e sconsigliati valida per tutti. E quindi la scelta più saggia è che ogni soggetto tenga un proprio diario giornaliero, segnando scrupolosamente i diversi effetti provocati dai vari cibi. Prestando particolare attenzione agli alimenti più a rischio, come i latticini, i legumi, la cipolla, i cavoli, le prugne, le pere, le spezie, il caffè, il the e le bibite gassate. Dopo qualche settimana di osservazione e di una dieta sufficientemente varia, è utile portare i risultati ottenuti al proprio medico, in modo da poter compilare assieme un regime dietetico personalizzato.
Una volta stabilita una dieta su misura bisogna anche disciplinare lo stile di vita in generale, e l’assunzione dei pasti in particolare. Il soggetto affetto da colon irritabile dovrebbe condurre un’esistenza poco stressante. Evitare i pasti troppo abbondanti e preferire invece quelli piccoli e frequenti (fino a 5 o 6 al giorno). Mangiare lentamente. Assumere un’adeguata quantità di liquidi, in modo da recuperare quelli persi con la diarrea. E porre particolare attenzione alle fibre, utili in piccole quantità (non più di 2-3 grammi al giorno) ma deleterie se più abbondanti.
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