Dato che tutta l’energia di cui dispongono gli esseri viventi deriva dall’energia potenziale contenuta negli alimenti, per poter stabilire quanta energia va quotidianamente introdotta occorre conoscere innanzitutto quanto viene consumato. Questo fatto risulta di primaria importanza, giacché, se è vero che senza energia alimentare non si può vivere,
è anche vero che un eccesso di energia potenziale pone il problema dell’accumulo delle riserve che sfocia nella condizione di sovrappeso.
Il conteggio che organizza matematicamente “entrate” e “uscite” energetiche prende il nome di bilancio energetico. Per quanto riguarda le “uscite”, il calcolo può essere realizzato dal vivo sottoponendo il soggetto e una serie di test sperimentali alquanto complicati oppure può essere realizzato con buona approssimazione utilizzando le tabelle dei consumi che sono la derivazione di test sperimentali.
Anche per quanto riguarda le “entrate”, è possibile far ricorso a delle tabelle dietologiche, anche’esse derivate da dati sperimentali di laboratorio. Affinché il bilancio fra entrate e uscite si possa però effettivamente realizzare, è stato necessario costruire un’unità di misura comune e numerica, attraverso la quale esprimere l’energia biochimica. Quest’ultima di misura prende il nome di kilocaloria ed è riferimento sia per l’energia consumata ogni ora nelle diverse attività (kcal/ora) sia per l’energia introdotta con le sostanze alimentari (kcal/100 g di sostanza ingerita). Facendo il calcolo del proprio bilancio energetico è cioè possibile definire specificamente per ogni soggetto la quantità di kilocalorie necessaria alla giornata-tipo. Questo valore dipenderà da numerosi fattori, come il sesso (gli uomini hanno un bilancio energetico più alto rispetto le donne), l’età, il peso e il tipo di attività che il soggetto svolge (ad esempio un impiegato ha un bilancio energetico più basso di un muratore).
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.