Secondo una recente indagine condotta in Italia su 20.000 persone, ben sei donne su dieci sono intolleranti al latte. L’intolleranza al lattosio si verifica in caso di deficienza dell’enzima lattasi, ovvero quando viene a mancare l’enzima in grado di scindere il lattosio, il principale zucchero del latte, in glucosio e galattosio.
L’intolleranza al lattosio è dunque insieme a quella al glutine tra le intolleranze alimentari più diffuse. Essa si può manifestare fin dalla nascita, nell’età prescolare-scolare, ma anche in età adulta. Ma come possiamo accorgerci di essere intolleranti al latte e ai suoi derivati? I sintomi più comuni sono diarrea, gonfiore, tensione addominale, flatulenza e meteorismo, e compaiono di norma da 30 minuti a 2 ore dopo l’ingestione di lattosio.
Anche se molto spesso l’esperienza quotidiana è sufficiente ad individuare un’intolleranza al lattosio, è disponibile un test che permette di verificarlo con sicurezza: il Breath test all’idrogeno. Si tratta di un test non invasivo e piuttosto semplice da effettuare, che richiede di norma 2-3 ore di tempo per essere portato a termine.
In caso di intolleranza l’unica cura possibile consiste nell’eliminazione o nella riduzione del lattosio dalla dieta. Se parliamo sia di eliminazione che di riduzione è perché per ogni individuo esiste un valore soglia al di sopra del quale compare tutto il fastidioso corteo sintomatologico. Ma se siete intolleranti al latte e decidete di ridurre il consumo o di eliminarlo dalla dieta, per evitare carenze di calcio, un minerale di cui il latte è ricco, ricordate che questo è presente in quantità notevoli anche nella soia, nelle verdure a foglia verde scuro e nei semi del sesamo. Inoltre, potete sostituire il latte vaccino con latte di soia, di riso, di mandorle o di farro, mentre per quanto riguarda i formaggi, è possibile utilizzare come alternativa il tofu (formaggio di soia).
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