Quella della conservazione delle cellule staminali per usufruirne in caso di malattie è una questione portata in luce in questi ultimi anni, grazie ai passi da gigante che la scienza ha fatto nel campo della genetica. Se prima erano solo le mamme vip a decidere di conservare le staminali dei loro bebè in banche estere, ora sono sempre di più le mamme che si pongono questo problema. La questione è ancora nebulosa, occorre fare chiarezza su alcuni punti:
Cosa sono le cellule staminali– Sono cellule speciali, che si distinguono per delle caratteristiche molto importanti: sono in grado di rinnovarsi da sole e diventare qualsiasi tipo di cellula, che a sua volta potrà essere trapiantata per curare delle patologie. In base al luogo di origine possono essere adulte, embrionali, amniotiche, fetali o prelevate dal sangue del cordone ombelicale.
La crioconservazione- Le cellule staminali estratte dal cordone ombelicale e quelle provenienti dal liquido amniotico sono conservate tramite un processo che prende il nome di crioconservazione. I campioni vengono collocati in cellule specifiche ad una temperatura tra i -130°C e -196°C, per poter essere usate anche molto tempo dopo evitando il deterioramento.
Perché conservarle- Le cellule staminali sono molto importanti per curare gravi malattie del sangue: leucemie, linfomi, talassemie, difetti metabolici, alcune immunodeficienze.
Dove conservarle- Sono nate decine di banche che, dietro compenso, si impegnano a tenerle in deposito. In rete si trovano gli indirizzi utili.
Legge e morale- Dal 2005 anche in Italia è consentito conservare le staminali, grazie al decreto che prevede il trapianto sia allogenico che autologo. E’ regolamentato anche l’invio delle cellule prelevate dal cordone ombelicale o dal liquido amniotico alle banche estere. Se la legge è a favore molte sono state le critiche, prima su tutte quelle che affermano che l’uomo non deve sostituirsi a Dio. Ma quando c’è in ballo la salute dei propri figli non c’è nulla da ridire, ma solo da fare qualsiasi cosa.
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