Oggi si sa che nella comunicazione con l’altro non conta tanto ciò che si dice, ciò che viene definito comunicazione verbale, quanto come lo si dice, ciò che noi chiamiamo comunicazione non verbale. Ecco alcuni esempi di comunicazione non verbale: Paralinguismo: l’utilizzo dei toni della voce del parlante è il primo importante segnale di comunicazione. È evidente come sia possibile contraddire il contenuto verbale attraverso mezzi paralinguistici e dire “no” in modo tale che l’interlocutore recepisca “sì”.
Più in generale la capacità di persuasione percepita da chi colta varia in relazione a velocità di esposizione, volume del discorso, assenza di esitazioni, sottolineature tonali. È chiaro come la vivacità e la presenza di segni paralinguistici siano in grado di aumentare la forza e l’efficacia del messaggio verbale.
Prossemica: la distanza interpersonale che gli individui mantengono quando interagiscono in una conversazione normale è tra il metro e venti e il metro e mezzo. Più un individuo si allontana dal proprio interlocutore più è alta la sensazione di disagio. L’intimità infatti non è altro che l’annullamento di questa distanza relazionale considerata normale fra semplici conoscenti.
Sguardo: gli individui sono naturalmente più propensi a inviare sguardi alle persone che preferiscono che piuttosto a quelle che non preferiscono. Gli sguardi ricambiati sono più numerosi fra persone legate da un sentimento positivo. Si può considerare lo sguardo come la forma di avvicinamento all’altro.
Postura: la posizione che si assume durante un dialogo con un interlocutore risente dei ruoli che caratterizzano la relazione con l’altra persona. La persona di ruolo superiore si presenta, di norma, con postura più rilassata, mentre l’individuo di ruolo inferiore appare teso e limita i movimenti del corpo.