Sono sempre di più le donne che decidono di partorire in acqua e sempre di più gli ospedali attrezzati per far fronte a questa scelta. Ma perché scegliere il parto in acqua? I vantaggi sono molti. Innanzitutto l’acqua attenua il dolore, grazie al fatto che facilita il rilassamento della muscolatura ed aumenta la produzione di endorfine, che sono analgesici naturali. L’acqua accorcia anche i tempi di travaglio, poiché aumenta la produzione di ossitocina, responsabile delle contrazioni uterine che innescano il travaglio stesso. Inoltre, è stato rilevato che con il parto in acqua si riduce il numero di epistomie.
Ma se i benefici sono molteplici, è bene valutare anche altri aspetti. Per prima cosa è necessario sottolineare che questo tipo di parto è assolutamente vietato in presenza di importanti patologie della mamma o del bambino (ipertensione arteriosa, iposviluppo o sofferenze fetali). C’è da considerare che la scelta del parto in acqua esclude l’anestesia epidurale, quindi pensate in anticipo se preferite un tipo di analgesia farmacologica oppure volete rinunciarvi. Per quanto riguarda, invece, possibili controindicazioni, non sono stati riscontrati rischi igienici per il nascituro, così come non c’è alcun rischio che possa inalare acqua: il riflesso apneico è funzionante, mentre quello faringeo stimola la deglutizione, nel caso in cui l’acqua entri nel cavo orale.
Ma come funziona il parto in acqua? A travaglio ben avviato ci si immerge in acqua, che è stata portata ad una temperatura di circa 37° e copre completamente l’addome. In acqua avete libertà di movimento e di scegliere la posizione che più vi aiuta. Ma ovviamente chi viene in vostro aiuto a questo punto sono l’ostetrica ed il ginecologo. A parto avvenuto è importante mantenere il neonato immerso sul corpo della mamma e bagnargli la testina, per evitare dispersione di calore. Naturalmente vostro marito può starvi vicino e non perdersi il suo primo momento da papà.
Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.