Dopo la recente identificazione di uno dei geni responsabili della Sla, un’altra importante scoperta è stata annunciata in questi giorni.
Un team di ricercatori italiani, appartenenti all’istituto Telethon Dulbecco, ha identificato alcune proteine le cui concentrazioni ematiche si alterano nei soggetti affetti da Sclerosi laterale amiotrofica. Quindi, un semplice esame del sangue potrebbe essere sufficiente per diagnosticare questa patologia, ma anche per monitorarne l’andamento e persino l’efficacia dei trattamenti sperimentali. Ad esempio, una diminuzione della concentrazione di queste proteine indicherebbero la momentanea remissione della malattia.
Finora non esistevano test di questo tipo e la scoperta tutta italiana, pubblicata dalla rivista Plos One, apre la strada a nuove prospettive.
“Non esistono attualmente test specifici per diagnosticare in maniera precoce questa malattia “, ha spiegato la dottoressa Sonetto, “Per la prima volta sono state analizzate e messe a confronto le proteine espresse dalle cellule del sangue di individui sani, malati di sla e altri pazienti con neuropatie dai sintomi simili. In questo modo abbiamo identificato delle proteine i cui livelli sono alterati in maniera specifica solo in caso di sla e, in parte, in correlazione con la progressione della malattia”.
Inoltre, sempre gli stessi ricercatori hanno notato che i livelli di alcune di queste proteine risultano alterati già prima dell’esordio dei primi sintomi. E che quindi queste potrebbero essere utilizzate come biomarcatori utili per una diagnosi precoce. Un po’ come già succede nella medicina oncologica con i marker tumorali.
Fino ad oggi l’unico modo per ottenere una diagnosi di Sclerosi laterale era l’esame del liquido cerebrospinale. Un test invasivo e doloroso che potrebbe essere finalmente accantonanto in favore di una banale analisi del sangue.
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