Il jet lag, o sindrome del fuso orario, è un disturbo che colpisce i viaggiatori che percorrono molti fusi orari in poche ore. Una risposta fisiologica ad un fenomeno per cui il nostro organismo non era stato progettato e che ha fatto il proprio ingresso nella nostra storia con i viaggi in aereo a lunga percorrenza.
Un tempo i viaggi transoceanici si svolgevano in nave e, data la loro lentezza, permettevano un lento e naturale adattamento del corpo. Adesso, invece, si sale su un aereo a mezzogiorno e dopo poche ore ci si ritrova a mezzanotte, viaggiando verso ovest, o peggio ancora nuovamente a mezzogiorno, viaggiando verso est.
Il jet lag è dovuto alla dissociazione tra i fusi orari percorsi in viaggio e l’orologio interno che regola il nostro ciclo sonno-veglia. Chi ne soffre lamenta irritabilità, tristezza, disturbi del sonno, difficoltà digestive e persino palpitazioni per almeno 4 o 6 giorni dopo l’arrivo.
Per cercare di evitare questa spiacevole situazione è consigliabile attuare una vera e propria strategia comportamentale antecedente al viaggio. Bisogna modificare gradualmente orari di pasti e riposo in modo da avvicinarli, per quanto possibile, a quelli del luogo di destinazione.
Questo metodo è ancora più efficace se gli si abbina l’assunzione di melatonina sintetica. Una sostanza normalmente secreta dalla nostra ghiandola pineale durante le ore notturne, ed estremamente utile per la sincronizzazione dell’orologio biologico. L’ideale sarebbe assumerla a destinazione, nel momento in cui ci si deve andare a coricare.
La combinazione delle due strategie, quella comportamentale e quella farmacologica, riesce ad accelerare l’adattamento del ciclo sonno-veglia, riducendolo dalle 96 alle 48 ore. Due giorni soli per poi potersi godere una vacanza in tutta tranquillità.
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