Sarà capitato a tutti di sentir parlare di fuoco di S. Antonio, ma cosa sappiamo su questa patologia? Va detto innanzitutto che questa malattia viene così chiamata in gergo perchè in passato gli individui colpiti erano soliti invocare in aiuto S. Antonio Abate. Tale patologia è dovuta ad un virus herpetico, l’ herpes zoster per l’appunto, che è lo stesso fattore eziologico della comunissima varicella.
Capita spesso che tale virus, dopo aver contratto e sviluppato la varicella, resti latente nei gangli del sistema nervoso, pronto ad “attaccare” nuovamente, non appena il nostro organismo mostra segni di “debolezza”, cioè un deficit immunitario, causato magari da semplice stress o da patologie immunitarie più serie.
Il fuoco di S. Antonio si manifesta a livello epidermico con la comparsa di vescicole e pustole del tutto simili a quella della varicella ma che compaiano generalmente sull’ addome e sulla schiena dell’individuo ed il più delle volte vi è anche la comparsa di febbre. Tali vescicole risultano essere molto dolorose in quanto provocano un forte bruciore.
Se riconosciuto e preso in tempo, il fuoco di S. Antonio tende a scomparire nel giro di una settimana, le vescicole tendono a seccarsi e le crosticine formatosi cadono da sole nell’ arco di poco tempo.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, nei soggetti colpiti da tale patologia, solitamente vengono somministrati farmaci antivirali, come l’ aciclovir ( usata anche nel caso dell’ herpes simplex ), solitamente per uso topico per 4 volte al giorno. A volte possono essere prescritti anche analgesici per attenuare la sensazione di bruciore.
Va sottolineato inoltre che è assolutamente vietato grattarsi le vesciche e potrebbe risultare utile applicare semplicemente del ghiaccio per far fornte alla sensazione di prurito e bruciore.
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