Il fuoco di sant’Antonio è causato dallo stesso virus che provoca la varicella: il varicella-zoster o VZV. Questo appartiene al gruppo degli herpes virus, cui fanno parte anche l’herpes simplex ed il virus di Epstein-Barr.
Dopo esser guariti dalla varicella, il virus non viene completamente distrutto ma alcune particelle passano dal sangue ai gangli sensoriali, dove rimangono in forma latente. Quando il virus si riattiva, si diffonde attraverso i prolungamenti dei neuroni diretti verso la periferia, fino a raggiungere la pelle. Qua si moltiplica, provocando la caratteristica eruzione cutanea.
Il primo sintomo del fuoco di Sant’Antonio normalmente è rappresentato da una forma di bruciore, formicolio, prurito o franco dolore ben localizzato. Dopo alcuni giorni in quella stessa zona compare un eritema con vescicole simili a quelle della varicella.
Nella maggior parte dei pazienti le lesioni guariscono nel giro di poche settimane, il prurito e il dolore spariscono, e le pustole non lasciano cicatrici. Altri soggetti, di solito quelli con un quadro clinico già compromesso, possono invece avere sintomi sensoriali che permangono per alcuni mesi.
Si può diminuire la durata e la gravità degli episodi di fuoco di Sant’Antonio usando farmaci antivirali che, oltretutto, possono dimezzare il rischio di ammalarsi di nevralgia post-erpetica, cioè di un dolore cronico che continua per mesi o anni dopo la scomparsa delle lesioni alla pelle. Questo dolore può essere talmente forte e persistente da causare insonnia, perdita di peso, depressione e disabilità. Gli unici farmaci in grado di diminuire questo grave forma di algia sono gli antidepressivi triciclici, gli anticonvulsanti, gli oppiacei e gli anestetici locali per uso topico.
Oltre alla nevralgia, un’altra complicanza da tenere in considerazione è il prurito post-erpetico, che può essere abbastanza grave, doloroso, e di difficile soluzione. Per trattarlo solitamente si utilizzano gli anestetici locali per uso topico.
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