Spesso il motivo del mal di schiena cronico è da ricondurre all’articolazione sacro-iliaca, che unisce il bacino alla colonna vertebrale. Difatti l’artrosi che interessa l’osso sacro è nel 10-15% dei casi la causa principale dei dolori, che riguardano la parte bassa della schiena. Si tratta di lombalgie che non si risolvono con il ricorso ai trattamenti tradizionali come quelli fisioterapici oppure al riposo e all’impiego dei comuni antinfiammatori.
L’osso sacro è un’articolazione che non viene spesso menzionata, almenochè non si verifichi un processo degenerativo, che comporta uno stato di artrosi.
Solamente in questo caso infatti verrà avvertito un dolore continuo e molto fastidioso al pari di quello delle comuni lombalgie causate dall’ernia del disco, dalla discopatia e dall’artrosi vertebrale. Dopo aver superato i 50 anni molto spesso si comincia ad essere afflitti da un dolore che riguarda la parte basssa della schiena (osso sacro), ma spesso la diagnosi non è tempestiva perchè il dolore s’irradia anche nella zona dell’inguine e ai glutei. Così prima di avere una diagnosi di artrosi dell’osso sacro passano anche tra i tre e i cinque anni.
Inizialmente gli specialisti penseranno infatti che si tratta di un problema di artrosi della colonna vertebrale, oppure di un disturbo delle anche o anche di un problema muscolare o ginecologico. Gli esami a cui si riccore, per una diagnosi di artrosi dell’articolazione sacro-iliaca sono la radiografia del bacino, la Tac e la Rmn, tuttavia solamente l’iniezione di un anestetico locale nell’articolazione permette di eliminare lo spasmo doloroso e può dare la sicurezza di una diagnosi precisa. Solo a questo punto l’articolazione dovrà essere bloccata.
Infatti quando l’articolazione è sana il suo movimento non viene percepito, ma in caso di artrosi lo strofinamento delle aree infiammate causa dolore. In questo caso deve essere eseguito un intervento di artrodesi (ossia di blocco), che sino a qualche anno fa si poteva effettuare solo in maniera molto invasiva. Adesso questo intervento si realizza con una nuova tecnica introdotta negli Stati Uniti.
In sostanza si blocca l’articolazione con 3 chiodi a sezione triangolare dallo spessore di dieci mm e lunghi 5 -10 cm, che vengono inseriti tramite delle minuscole incisioni della pelle. Con questo intervento l’articolazione viene praticamente inchiodata così perde la mobilità. Tutto questo permette di togliere il dolore e di ripristinare una vita normale. Dopo solo pochi giorni il soggetto operato può difatti già togliere il busto e ritornare a guidare la macchina. Le attività manuali impegnative e quelle sportive possono essere riprese invece solo dopo un mese dall’intervento.
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